mercoledì 4 agosto 2010

Io voglio essere come la signora dai capelli argento. Arruffata. Imperfetta. Anche refusa.
Mi piace questa riscoperta del non aver pudore.
Mi fanno domande, io rispondo.
Tranquillamente.
Di niente più ho quasi vergogna.

tutti i miei errori sono integrati a me stessa.
Persino i refusi qui, li lascerei.
Specie dopo 5 notti di insonnia, che non rimpiango.
Perchè ho letto, riso, parlato, scritto.
Ho fatto cose.

Mi devo innamorare delle mie imperfezioni come faccio con gli altri.
Non è il vestito, è chi indossa il vestito che conta.

E' quel che sono, anfibi, scapre da tennis, le cose che mi cadono di mano, la cenere a terra, le figuracce, il personaggio dell'ufficio, la confidente, quella che dice la verità, quella che vuol stare nella minoranza. A cui il carro dei vincitori fa un po' schifo. Che la ragione l'ha sempre portata lontano dai sogni e quella di un mondo in cui non ci si riconosca.

E' notte fonda. O quasi. Lo è per me.
Ripenso alla femminilità, a chi dà regole o detta leggi.
A volte la femminilità è spostarsi un ciuffo di capelli in un certo modo.
O il giocare alla seduzione.
Ognuno la sua, intima e propria.
Che può piacere o meno, ma è un marchio tangibile.
Omologarsi è come perdere se stessi.

E no, se ho scritto refusi lasciateli pure. Perchè mi rappresentano bene. Rappresentno queste 5 notti insonni e la pachezza con cui prendo coscienza di quel che sono.

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