giovedì 25 novembre 2010

Violenza sulle donne





Non credo molto alle giornate dedicate, ma non credo che se rimango silente faccia la differenza, preferisco lanciare il mio sassolino nello stagno.

Non ho mai avuto paura, sarà inconsapevolezza, sarà che la violenza nella mia famiglia non c'è mai entrata. L'infanzia è un marchio che ti porti tutta la vita addosso, la mia è stata felice e assolutamente dedicata ad insegnarmi cosa è giusto e cosa è sbagliato.
La violenza era sbagliata. Punto.

Ho imparato come tutte a difendermi negli autobus gremiti, da quelle piccole molestie che dobbiamo subire quotidianamente.

La violenza fisica l'ho vissuta di rimbalzo, l'ho vissuto per empatia, l'ho vissuta ai margini.
Quella psicologica è arrivata nella mia vita nel 2006.

I primi sintomi son stati il cercare allontanare genitori e amici. 
Con tono mesto e amorevole in cui ti dice che noi eravamo unici e quindi soli. 
Voleva eliminare chirurgicamente ogni conoscenza che potesse togliergli attenzione.

E' un film tv di quelli che passano il pomeriggio, il lui è sempre un angelo quando si presenta ma è chiaro che lo è solo perché i primi tempi difficilmente si innescano meccanismi di diniego.

Al mio primo no ci fu l'inferno. Ruppe tutto in casa, fortunatamente la sua. La violenza era lì accanto a me. Mi sfiorava. La sentivo forte e presente mentre cassetti e armadi venivano sventrati. Paura? No. Rabbia. Incoscienza, non lo so. 
Ho raccolto le mie cose e son andata via. Tante le ho lasciate lì ma son solo cose.

Mi pareva abbastanza. Ma così non fu. Cominciò un anno di persecuzione sul web, fortunatamente non usciva dalla sua città, non so se fosse vissuto a Milano come sarebbero state le cose. Era uno stillicidio. Era un continuo e ininterrotto accanimento e molestie contro me e contro persone in contatto con me.
(anche in quella occasione la trama del setaccio ha eliminato le conoscenze più deboli).
Cosa provavo?
Rabbia ed impotenza.
Paura? a volte, quando vedevo un camioncino bianco parcheggiato sotto casa o che era in coda con me.
La paura non fa parte della mia vita, credo. Non quel tipo di paura.
La ribellione scorreva nel sangue calda.
E' nulla in confronto di quel che hanno passato altre donne.
Io violenza vera non l'ho mai vissuta. Credo che mio padre abbia fatto un buon lavoro con me. Credo che mi sarei difesa da subito con la stessa violenza, almeno ci avrei provato.
Il mio primo istinto è stato quello di fare le valigie pensando che lui era sbagliato, che l'angelo era solo la maschera superficiale.
Altre donne pensano invece di essere loro sbagliate, che è impossibile che il sogno si infranga così, che in qualche modo son loro colpevoli del cambiamento.
Ed invece no.
Vittima e carnefici sono complici. Ma lei rimane vittima. Non dimentichiamocelo. Mai.

Mi ha segnata e tanto. 
Non ho avuto più nessuna pulsione verso nessun uomo per diverso tempo.

Ora al primo sintomo di aggressione da parte di conoscenti li metto alla porta.
No, non puoi aggredirmi e poi non pagarne le conseguenze. 
Non son giochi che mi piacciono, non stimolano nulla in me se non l'allontanamento immediato.

Non son una vittima. 
Non lo sono mai stata.
Fortunatamente.

2 commenti:

  1. 'Lei rimane vittima. Non dimentichiamocelo. Mai' andrebbe ripassato con l'evidenziatore.
    E questo post dovrebbe girare nelle classi delle scuole.

    RispondiElimina

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