martedì 3 maggio 2011

la morte di osama bin laden

A dirla tutta ieri mattina la cosa mi ha lasciato indifferente.
Non capisco le implicazioni ancora, a parte la vendetta.
La cosa che mi ha lasciata più perplessa e quanta brava gente che assale il prossimo come niente punta il dito contro chi ha manifestato negli stati uniti, chi ha gioito, chi ha festeggiato per strada.
Si dimentica quanto fu doloroso, quanto fu scioccante, quanto terrore ci fu  nel 2001.
Io ero in Italia e ne rimasi sconvolta, non posso nemmeno immaginare cosa fu per loro.
A parte il dolore per amici, parenti, cari. Nel vedere le persone buttarsi giù, nel sentirsi indifesi nella propria città.
Certo un assassino è uguale e preciso a persone che vanno a lavorare. Vuoi mettere? Ci furono festeggiamenti per più di 3000 persone morte, civili.
Ma loro non possono festeggiare e gioire per un assassino.
Come siamo bravi a giudicare. Come giudichiamo tutto e tutti.
Anche per gheddafi si è passato dal "dobbiamo fare qualcosa" al "l'italia ripudia la guerra". E allora decidetevi.
Sì, assomigliate a quei salotti in cui si parla di tutto e del niente, solo per passare tempo.
E siete gli stessi che mettono alla gogna una persona perché ha sbagliato a scrivere un verbo.
Che scrivono "devi morire male".
Hanno ancora peso le parole o è solo e sempre un passatempo?

8 commenti:

  1. Io ho scritto che capisco coloro che gioiscono. Non mi fa piacere che si debba gioire per aver ammazzato una persona, ma è così: sono dieci anni che molta gente soffre e tanto.
    Per il resto, il discorso sarebbe lungo e sopratutto riguarderebbe l'uso del Web da parte di molti personaggi che si credono chissà chi perchè fanno gli "alternativi".
    "ff" ne è pieno. Pieno. Un esempio, eh?

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  2. Sabra e Chatila. Massacro di donne e bambini palestinesi lì rifugiati.
    Questo allora, per rimanere al paragone, giustificherebbe l'odio nei confronti del nemico israeliano?
    E allora perchè stranirsi di fronte alle manifestazioni d'odio nei paesi arabi del 2001?
    Io sono rimasto personalmente indifferente ieri.
    E avrei gradito che quel popolo americano di "bambinoni fiduciosi" avesse per una volta almeno manifestato dubbio critico sui fatti realmente accaduti.
    Spero che almeno l'ennesima messa in scena consenta un sollecito ritiro dei contingenti militari presenti nello scenario afghano.

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  3. No, bada bene Roberto. Io in realtà parlavo dei social. Gente che per molto bene festeggia e denigra il prossimo punta il dito sull'altro senza guardare il loro piccolo mondo. La mia opinione è sui giudizi.
    "E allora perchè stranirsi di fronte alle manifestazioni d'odio nei paesi arabi del 2001?"
    Perché, come ripeto, non erano assassini né soldati né terroristi. Ecco perché.

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  4. Ho un sacco di dubbi. Ma una certezza: sì, sono salotti dove la gente parla per passare il tempo, come al bar

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  5. Per RObertoC:
    Sabra e Chatila! Ancora?
    Ma lo sai cosa è accaduto veramente o ti fermi a un certo tipo di informazione?

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  6. Un paio di giorni fa i marines americani, in un'azione stupenda, hanno ucciso l'ideologo dell'odio contro Israele e tutto l'Occidente, lo sceicco del terrore, il mostro barbuto, il vigliacco che ha mandato dei fanatici a distruggere lo spirito dell'America e del mondo facendo implodere un simbolo della liberta', le Twin Towers, tremila morti e un' enormita' di dolore, rabbia, paura, frustrazione e terrore puro.
    Bene, Bin laden e' stato ucciso proprio dai figli di quell'America e, come ha detto il Presidente, "Giustizia e' fatta".
    Si Giustizia e' fatta e gli americani hanno liberato dai loro cuori tutta la tensione di questi 10 anni, hanno gridato la loro gioia, hanno ballato , si sono sfogati finalmente. E' umano , vero?
    Morto, morto Bin Laden, il mostro imprendibile, finalmente ammazzato.
    Finalmente!
    Poi, davanti a Ground Zero, si sono calmati per rispetto alle vittime.
    Giustizia e' fatta.
    Io sono felice alla faccia di chi dice che non bisogna mai gioire per la morte di nessuno.
    Bene, io invece sono felice e non sono la sola.
    Sono felice come lo sono stata quando e' morto Arafat, come lo sarei stata alla morte di Hitler, come lo sono stata quando ho visto cadere la statua di Saddam Hussein.
    Non si puo' non esserlo quando i simboli del Male sprofondano all'inferno e chi non lo e' pecca di ipocrisia e di perbenismo.
    Mi fanno ridere tutti i fintoni che predicano bonta' e carita' cristiana...non si parla male dei morti! Non si gioisce per la morte di nessuno! Palle, se il morto e' un demonio si deve gioire!
    Mi fanno ridere i finti pacifisti che hanno anche il coraggio di criticare l'America e di banalizzare il Male che veniva da quell'uomo, un male che ha fatto migliaia di morti, che ha fatto sgozzare e decapitare decine e decine di teste occidentali di poveri uomini vestiti di arancione circondati da energumeni urlanti colle scimitarre in mano.
    Un ricordo commosso per Daniel Pearl, sgozzato e decapitato dopo essere stato costretto a dire "sono ebreo"
    Il Male che ha fatto esplodere la metropolitana di Londra , piu' di 50 morti, il treno a Madrid, piu' di 200 morti e attentati in tutto il mondo.
    Bin Laden e' morto e Dio sia ringraziato anche se tutti ci rendiamo conto che con lui non e' morto il jihadismo.
    Il Male continuera' ma con uno di meno.
    Hitler e' morto ma il nazismo esiste ancora e la sua idea malvagia e' stata adottata anche dai nipotini di Stalin.
    Arafat e' morto ma l'odio proveniente dalla sua anima nera esiste ancora.
    Saddam e' morto ma l'Iraq continua a sprofondare nel sangue grazie ai suoi eredi che ammazzano i loro fratelli nelle moschee.
    I quattro personaggi piu' malefici del XX e XXI secolo sono all'inferno ma purtroppo le loro idee e tutto il veleno che hanno sparso in vita probabilmente vivra' per sempre.
    Il Male e' piu' attraente del Bene.

    Se volete leggere tutto il bellissmo posta è qua:
    http://deborahfait.ilcannocchiale.it/

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  7. PER ROBERTO E IL SUO COMMENTO SU Sabra e Chatila:

    Il 6 giugno 1982 Israele lancia un attacco con 60.000 soldati in Libano, dove
    l'OLP ha istituito una specie di Stato nello Stato, e da dove partono gli
    attentati contro i villaggi israeliani al confine settentrionale. L'OLP è
    costretto a trincerarsi dentro Beirut, già dal 1975 in preda alle convul-sioni
    della guerra civile. Sotto il controllo di forze dell'ONU francesi, americane e
    italiane, alla fine d'agosto una parte dell'OLP lascia il Libano. Alla fine
    dell'anno successivo sarà costretto a lasciarlo definitivamente anche Arafat.
    La vittoria israeliana nel sud e al centro del Libano è salutata con entu-siasmo
    dai libanesi cristiani, che eleggono alla Presidenza del paese un loro illu-stre
    combattente, Bashir Gemayel, l'uomo della pace con Israele. Prima ancora di
    prendere possesso della carica, Bashir Gemayel viene assas-sinato. I libanesi
    cristiani vogliono vendicarsi dell'assassinio del loro condottiero Ba-shir.
    Così penetrano nella parte occidentale di Beirut in mano israeliana, dilagano
    nei due quartieri di Sabra e Chatila e compiono un vero e proprio massacro.
    Quasi mille palestinesi vengono sgozzati. La carneficina riempie d'orrore
    l'opinione pubblica di tutto il mondo, che subi-to punta il dito contro Israele
    che controllava la zona. Qui però Israele dimostra la sua robusta collocazione
    democratica. Il governo (di destra) non esita a nominare una commissione
    d'inchiesta che dimostra la sua assoluta indipendenza e, senza guardare in
    faccia nessuno e nemmeno farsi condizionare dalla delicatezza della situazione
    politica (estera e interna) d'Israele, accerta la responsabilità oggettiva dei
    comandi militari, ma anche quella politica del governo. I responsabili,
    riconosciuti colpevoli di non essere intervenuti a impedire la strage, sono
    tutti esemplarmente puniti. Il mini-stro della Difesa Ariel Sharon è costretto a
    dimettersi. La crisi farà poi cadere il governo. Il bilancio libanese di tanti
    anni di feroce guerra civile, in gran parte fomenta-ta e diretta dalla Siria, è
    disastroso. Tra i 1975 e la fine degli anni Ottanta sono morti 150.000 libanesi,
    su una popolazione di poco più di due milioni.

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