lunedì 27 luglio 2009

À la guerre

Conflitti nel mondo
© peacereporter

A prescindere che se vedi un uomo picchiato a sangue dovresti avere l'obbligo morale d'intervenire.
Non sto a sindacare sulla guerra o come la vogliono chiamare.
(non siete abituati a come utilizzano le parole?
Sono andati in pace? un soldato? è una contraddizione di termini.)

So perfettamente che se qualcuno va alla guerra lo fa per fini che non sono proprio idealisti.
Idealista son rimasta io che qualche volta mi piace credere che anche se ci preoccupiamo del petrolio e del potere, magari riusciamo a rendere libero qualcuno oppresso da chi lo porta allo stadio a sterminarlo.
Il mondo del volemose bbenne abbiamo ben capito che non esiste.
E' anche vero che tutti ammutoliamo intontiti pensando ai campi di concentramento pensando: ma nessuno ha fatto niente?
del Ruanda? del Darfur?
E allora, che si dovrebbe fare?

Detto ciò, tutto il resto, siamo troppo lontani per giudicare.
Troppo lontani dai paesi, dai luoghi.
Dalla comoda poltrona di casa nostra non si può pronunciare parola.

Quello che mi lascia interdetta è il fatto che i soldati... sono soldati appunto.
Non è che son stati reclutati contro il loro volere.
Lo hanno scelto.
E' facoltativo.
Scegliere di uccidere e di essere uccisi.
E' un'eventualità che bisogna pure mettere in conto, no?
Allora ohhh è morto! con tono scandalizzato non mi sta bene.

Molto meno rischioso fare le pulizie a mio parere.

3 commenti:

  1. Sinceramente infastidisce un po' anche a me il tono di certi "giornalisti" quando danno notizie al riguardo. Come se qualcuno li avesse obbligati ad andare, come se si fossero immolati per la salvezza del proprio paese. Fare il soldato è diventato un mestiere più pericoloso di altri forse, ma pur sempre un mestiere per cui si viene pagati.
    OssidianaNera00

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  2. Non lo so. Non lo so perché ai giornalisti, tanto, non do più credito, e le domande di stampo politico-morale ormai me le pongo da sola - e a bassa voce, tanto per non imbattermi in qualche buonista o, ancor peggio, "cattivista" che sia. Così, essendo nel mezzo, mi chiedo al massimo se non capiti più spesso di piangere un pazzo esaltato che di metter nell'ombra un eroe.

    Ma dubito seriamente di una regola onnivalente.

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