martedì 6 ottobre 2009

I castelli di carta

Crisalide parlò di disamore.
"Il disamore è cemento a presa rapida, respiro sottile, mani fredde."
Me ne ricordo ancora, è una frase che mi s'impresse nell'anima.

Oggi mi vien in mente però il non amore del prima.
Sono parole che continuano a ronzare come api nell'arnia, parole di ieri, parole di oggi.

Son tutto le parole che abbiamo già sentito, dette e ridette fino a impararle a memoria e annoiarci, non creano più sospensioni, niente più sorprese.
Quel che ci meraviglia è solo la sincerità disarmante ma quella è difficile da trovare quanto il santo Graal.

Tutti nella nostre parti di protagonisti e comparse da così tanto tempo da non sapere più qual era quella originale.

Io osservo dalla luna, le mani che si protendono. Come fosse una partita di carte, chi ha bluff, chi ha il Colore bellissimo, chi invece ha carte meravigliose ma non sa giocarci.
Io le mie carte le fissai così a lungo che divennero offuscate come stereogrammi, che solo cambiando la percezione della vista, potrei vedere realmente quel che c'è. Se c'è.

Mi fido di Gi e di Esse Loro mi vedono ed io mi riconosco. Non perché quello che guardo attraverso i loro occhi mi piaccia, ma perché so che è vero e reale. E mi fido di quel bene che mi viene regalato, è di quello che ho bisogno, è quello che io voglio. Il bene per me. Me. Io. Con le mie carte sfocate, con i miei squilibri.

Il resto son tutte cazzate.

2 commenti:

  1. Spero non ti dispiaccia se prendo "in prestito" una tua frase di questo post... è troppo vera anche per me.
    Un abbraccio.

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