sabato 13 novembre 2010

Era maggio

Avevo fatto tutto, proprio tutto per bene eppure non ero felice.
Nemmeno lontanamente serena, a parte i problemi o le emergenze che tutti quanti ci troviamo ad affrontare in alcuni periodi nella nostra via, pensavo di aver fatto pace con me stessa, ma qualcosa non tornava.
Era maggio. Le sere erano sempre più lunghe e belle.
Ed io spiavo invidiosa le risa leggere altrui.
Era maggio dicevo e scrivevo cose così

Lo so, lo so
che niente è come sembra
Lo so, lo so
che
Prima di giudicare un uomo cammina per tre lune nelle sue scarpe
Ma quelle risa leggere, quei pensieri amabili e così quotidianamente sereni che vengono espressi con ugual leggiadria, quei progetti e quel senso di avere le sacrosante risposte della reciprocità fa sì che quel verde, che serpeggia sempre più comodamente in me anche se da me vien messo alla porta, si ripresenti alla porta come se fosse un suo dovere fare la sua apparizione. Come se io fossi il treno da prendere. Non riconosco questo intruso con cui non ho mai condiviso nulla se non in alcuni attimi di superficialità.
Sentimento verde. Di un verde vomitevolmente in rgb. Il verde dell'invidia, del voler qualcosa che altri hanno anche se nel vero, magari, non hanno.

Potete vedere pure me così leggera e leggiadra, nel quotidiano, nella maschera di difesa che mi porto appresso e che chi mi conosce riconosce (o anche no).
E' il volto pubblico di cui ho parlato a volte anche qui. Il volto dello scherno e dello scherzo.
Lo so, lo so che non bisognerebbe. Si rischia di annientarsi e di non capire più qual è il limite tra te e il personaggio.

La sindrome dell'abbandono, così mi hanno detto. Ma io l'ho ribaltata. Invece di soffocare gli altri, mi ne sono resa indipendente. Talmente indipendente da non aver bisogno di nessuno.

Allora vi guardo, voi che sembrate Sole e Terra ma con tanti satelliti intorno, vi guardo e vi osservo.
Capisco che perdo.
Ho perso il sogno, ho perso la fiducia, ho perso.
Perchè il senso della vita è solo questo.
Non ha importanza se il desiderio è un paio di scarpe o un amore o un ideale.
Se non lo hai, perdi.
Anche chi il sogno ce l'ha e non fa nulla per realizzarlo, perde.

Non contano le vicende o i fatti per cui sei arrivata a questo punto. Non sono giustificazioni, son solo debolezze di cui bisogna vergognarsi o commiserarsi.
Non c'è scusa che regge per quello che abbiamo e non apprezziamo o per quello che ci neghiamo.

E poi c'è questo sole e questa musica che risveglia i sensi e la vitalità, è che non è più inverno e non è più grigio.
Il giallo, si sa, fa male all'anima e ti acceca. Solo quando non vedi più nulla, non per buio ma per troppa luce, allora vedi davvero.

Paga di questo isolamento, pago questo isolamento.

Dicevo, quindi, che non tornava. Non tornava niente. Non sapevo esattamente di cosa avevo bisogno.
Avevo bisogno di far pace, pace e perdono con il passato, con le persone, con il rischio di farsi male.
Il potere del perdono, per non sentire quel rancore, quella cosa che ti mangia lo stomaco e danneggia solo se stessi.
"E' arrivato ora, ma ora non mi interessa più" mi hanno detto oggi.
Ecco, invece per me ora mi interessa. E' arrivato. Son arrivate tante cose. Col perdono è arrivato il sentire l'amore e l'affetto.
Bisognerebbe essere sempre clementi sia con se stessi che con gli altri e non crocifiggersi e crocifriggere le altrui colpe o difetti.
E se proprio non possiamo fare la strada insieme, allora è meglio farla separata.
Se ci si vuole incontrare, ci sarà sempre un incrocio ad aspettarci, ci sarà con la faccia alta, con parole schiette, con il momento perso e ritrovato.

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