mercoledì 26 maggio 2010

Dalle supposizioni alle certezze

Lettera di un amico
"... dei miei studenti direi che la caratteristica principale è il disimpengo, purtroppo, sia sul versante della passione per quello che studiano sia sul versante della politica. Al di là del loro piccolo utile personale, e cioè il voto a scuola o un posto ben remunerato nel futuro, vedono ben poco. E questo è terribile. In certe occasioni, anche nei Collegi docenti, perdo ogni speranza quando sento certi colleghi, che, anziché essere propositivi, non fanno altro che seguire l’andazzo corrente. Perché la verità è che a scuola, nonostante io creda profondamente in quello che faccio, so bene di predicare al deserto, perché il messaggio che trasmetto è di segno opposto a quello che la maggioranza sente uscita fuori dalle quattro mura della scuola. E anche sulla scena politica mi pare che non ci sia proprio più nulla da fare e l’emergenza è davvero grande, perché manca, nel nostro paese, l’opposizione in grado di pretendere il rispetto della legalità. Io temo che in Italia prevalga sempre un ottuso senso di furbizia, che vorrebbe premiare non chi è onesto, ma solo chi è più scaltro degli altri. Il modello „Berlusconi“ è vincente perché la gente vede in lui un personaggio degno di essere imitato: fa apparentemente funzionare le cose, è concreto e cura la sua immagine esteriore, catalizza paure ancestrali nei confronti dei comunisti, degli stranieri, di tutto ciò che non fa parte del vissuto quotidiano."


insegnante di italiano e latino


"Ma non mi sembra sociale riunire un mucchio di
gente, per poi non lasciarla parlare, non sembra anche a voi? Un'ora di
lezione davanti alla TV, un'ora di pallacanestro, o di baseball o di podismo,
un'altra ora di storia riassunta o di riproduzione di quadri celebri e poi
ancora sport, ma, capite, non si fanno domande, o almeno quasi nessuno le
fa; loro hanno già le risposte pronte, su misura, e ve le sparano contro in
rapida successione, bang, bang, bang, e intanto noi stiamo sedute là per più
di quattr'ore di lezione con proiezioni. Tutto ciò per me non è sociale. È
tutt'acqua rovesciata a torrenti, risciaquatura, è, mentre loro ci dicono che è
vino quando non lo è. Ci riducono in condizioni così pietose, quando viene
la sera, che non possiamo fare altro che andarcene a letto o rifugiarci in
qualche Parco di divertimenti a canzonare o provocare la gente, a spaccare
i vetri nel Padiglione degli spaccavetri o a scassare automobili, nel Recinto
degli scassamacchine, con la grossa sfera d'acciaio. O non ci resta che
salire in macchina e correre pazzamente per le strade, cercando di vedere
quanto da vicino si possano sfiorare i lampioni e quanto strette si possono
fare le curve, magari sulle due ruote laterali. Può darsi benissimo che io sia
proprio quello che dicono, d'accordo. Non ho amici, io. E questo dovrebbe
provare che sono anormale. Ma tutte le persone che conosco urlano o
ballano intorno come impazzite o addirittura si battono a vicenda, selvaggiamente. Avete notato come la gente si faccia del male, di questi
tempi?
Fahrenheit 451 - Ray Bradbury 

2 commenti:

  1. E' vero il disimpegno è totale e terribile, segno di una solitudine quasi archetipica, assoluta.
    C'é anche da dire però che io, se dovessi presentare un ideale mi sentirei in forte imbarazzo. Quale ideale potrei presentare che non tradisca, prima o poi, il giovane?

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  2. disimpegno e solitudine mi pare un nesso molto forte, soprattutto perché ho l'impressione che sia la paura dell'isolamento quello che attanaglia davvero le giovani generazioni, che, appunto, esorcizzano i loro timori dichiarandosi parte di un gruppo, anche se non si rendono conto di che cosa questo esattamente significhi. Non è infatti l'appartenenza al Partito o a qualche Chiesa che li "salva", ma, bensi, un'appartenenza, diciamo, di basso profilo, fatta di bisogni immediati ed immediatamente esaudibili.

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