martedì 4 maggio 2010

Martedì grigio

Un tempo le parole fluivano liberamente. Magari la voce è muta ma le mani son sempre volate via veloci sulla tastiera.
Come diceva una vecchia canzone è come se avessi perso le parole, come se i mattoni che si infilano piano piano nello zaino sulla mia schiena, non potessero essere spiegati.
Eppure è semplice, persin banale.
La situazione è simile per molti. 
Forse le parole son così pesanti che cadono e fanno un buco nel pavimento ed io le perdo.

Simulo. Molti di noi simuliamo.
Simuliamo una faccia(ta).
Che sia, che vada bene, che sia come armatura, come un trucco da pagliaccio.
Ma un po' tutti simuliamo.

Io sono stanca di simulare ma continuerò a farlo.
Lo affronto periodicamente questo argomento.
E' che anche questo è un macigno nello zaino.

Intanto un piccolo passo lo posso fare, nel virtuale se non altro. Niente più nome e cognome. Ma non perché mi vergogno di queste mie parole, ma solo perché mi privo della libertà di sciogliere le parole dentro.

E' di questi giorni l'anniversario della morte del vecchio papa, anche se son atea, ci sono quelle parole che mi rimbalzano dentro.
"non abbiate paura"

Ho imparato a dire No dopo molti anni di Si
Dovrò re-imparare a dire Si.

Il nulla ti avvolge ma ti porta solo al niente. 
Che sia. Vado alla ricerca di un sogno.
Cercherò di imparare anche ad avere le benedette illusioni e speranze.

6 commenti:

  1. Già alla fine ... è così ... il blog si evolve e si parla meno di se le parole escono più difficili prima si è una voce nella rete poi un volto per molti e allora si soppesano le parole per mille pudori è capitato lo stesso con me il mio blog è meno vivo meno personale meno tante cose forse anche perchè io sono più stanco ... meno energico e più prso da lavoro che è un vantaggio ma anche uno svantaggio...
    a ovviamente malgrado il nick sono sempre andrea quello con i 200 000 blog :P

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  2. Ed io credo sia ora di riportare i binari dei treni dove erano un tempo. Non siamo gente (o almeno non sempre) da: Mi si è bruciato l'arrosto. Che tempo di merda. Adotta un surfista. Io voglio tornare a scrivere. Veramente.

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  3. Mi piace che tu "voglia tornare a scrivere"! E' un grande proposito, specie quando le parole escono fuori con maggiore difficoltà. Conosco bene il meccanismmo, che non è altro che una forma di desolazione così di-sperata che non trova nemmeno i termini per eprimersi razionalmente. Quando però si decide che è tempo di riprendere il cammino, significa che qualcosa è cambiato.
    Sull'arte della dissimulazione mi sento di consigliarti la lettura di un meraviglioso libretto secentesco che si intitola "Della dissimulazione onesta" di Torquato Accetto. si tratta di una arduo esercizio di autocontrollo, per raggiungere quella verità con noi stessi, di cui talvolta la società con le sue ingiustizie ci priva.
    buona giornata
    Stefano

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  4. @Stefano non ho mai smesso di scrivere, solo che non era collegato con fb :) Dissimulazione onesta? Non ho ben capito il concetto
    Cri

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  5. E' una cosa che sta capitando a tanti...
    Io per primo non sto piu' scrivendo...
    Mancano le parole, o si perdono nel vento, o son troppo personali...o forse semplicemente ci siamo asuefatti alla realta'?

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  6. Solo felice di sentire che non hai mai messo di scrivere, cara,..e, dunque, continuerò a tenermi aggiornato sulle tue riflessioni.
    Ti dicevo della "dissimulazione onesta" a proposito di quello che scrivevi nel post sul tuo "simulare" e sulla necessità che tutti hanno di "simulare". In quel libro Accetto parla della dissimulazione come unica via di uscita per sopravvivere in un mondo di falsità nelle quali non si ha il diritto di essere davvero se stessi. La "dissimulazione" dunque è "onesta" solo come strumento di difesa, a patto che, nel tribunale della tua coscienza, tu rimanga sempre consapevole di quello che sei nel profondo. Scrive infatti ne "L'autor a chi legge": "Così è amator di pace che dissimula con l'onesto fine che dico, tollerando, tacendo, aspettando, e mentre si va rendendo conforme a quanto gli succede, gode in un certo modo anche delle cose che non ha, quando i violenti non sanno goder di quelle che hanno, perché, nell'uscir da se medesimi, non si accorgono della strada ch'è verso il precipizio".

    a presto

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