venerdì 11 giugno 2010

Stasera

E' venerdì. Stanno finendo le scuole.
Stasera ero in una pizzeria affollata di studenti per "l'ultima cena", dai ragazzini accompagnati dai genitori ai diciottenni.
La cosa più bella. Una coppia che arriva in moto, lui capelli lunghi e bianchi sui 60 anni e passa. Lei uguale ma con la messa in piega sotto il casco e la borsa di quelle con il manico corto.
Sorrido.

Non sorrido più quando l'occhio esperto si accorge che su 10 ragazzine, 1 ha una taglia normale, 8 hanno una 40, 1 è anoressica. Bulimiche non lo so, purtroppo è quella malattia di cui non ti accorgi a occhio nudo.
Non puoi nascondere l'anoressia conclamata, c'è quella peluria che cresce troppo, il verde dell'incarnato e quella cadenza strana di chi sta in piedi quasi per caso.
Ne ho viste 4.
Quattro in una sera non è poco.

Io non me li ricordo quasi più i miei 18 anni. So che pesavo 50 chili e mi sentivo grassa ma come mi faceva notare la mia commensale eravamo tutte diverse. Una magra, l'altra più cicciottella, chi 3 chili in più, chi atletica, chi 3 chili in meno. Seni e sederi, gambe tutti diversi e unici. Oggi c'era un'omologazione che ci ha fatto impressione.
Le nostre modelle Claudia Schiffer, Cindy Crawford e non certo queste qui e inoltre fare le "veline" a Drive in era un insulto.

La conversazione si sposta sulle conoscenze, le donne. Le coetanee. Ed io la fermo un attimo e le dico, mi sembra davvero di essere in Sex in the city. Noi donne siamo etichettate single, divorziate, fidanzate o vedove, eddai anche zitelle acide. Cioè Non abbiamo un'identità singola, siamo la metà di qualcosa. E finchè tutte le conversazioni che parlano di donne si concentrano sul problema di coppia, che ci sia o non ci sia, (io me ne tiro fuori, son anni che ho altro a cui pensare) allora siamo ben lontane dall'essere libere.

Perchè la pubblicità delle Pagine Gialle in cui lui cerca un posto per uscire con Laura al primo appuntamento e poi dice "eh no, oggi c'è la partita, pub con gli amici" fa capire esattamente il senso di quello che gli uomini da una vita sanno e che custodiscono per bene per loro. Che la vita è altro che essere la metà di qualcosa.
Prima bisogna essere interi.

E dai 18 anni di mia nonna, a quelli di mia madre, a quelli miei, a quelli vostri a me pare che le cose vadano peggiorando invece di migliorare. In cerca di una perfezione che non è nell'essere uguali a quello che il Grande Fratello dice, ma è proprio nella differenza che sta la bellezza.

Perchè l'amore e la felicità prescinde dall'aspetto fisico ed ora ho tre colleghe che me lo dimostrano ogni giorno con la loro esperienza e la loro quotidianità.

12 commenti:

  1. l'omologazione era già iniziata ai miei tempi, soprattutto nel vestire...e poi come scordare una trasmissione come "non è la rai"?

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  2. Non ricordo quanti anni ci separano, ma io ho fatto caso ad una cosa. 1985 c'erano paninari, dark, china, rockabilly, metallari, punk, new wave. E' vero erano catalogati in gruppi, ma pur sempre per musica, sentimenti, politica. Tra anarchia, fascismo, pessimismo, estrema sinistra. Il vestito rispecchiava qualcosa che andava oltre. Ora la maggior parte appartiene al gruppo consumatori-apparenza. Io avevo già 20 anni ai tempi di non è la rai. ero già grande :) e non avevamo una buona opinione di loro, ma certamente nell 14/16 enni hanno avuto il loro effetto.

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  3. Concordo che l'analisi che hai fatto. Noto che l'omologazione è l'altra faccia di una medesima medaglia, che, purtroppo, si chiama "non accettazione di sè". Inseguo modelli di perfezione perché mi sento inadeguato e voglio invece essere accettato dal gruppo sociale cui appartengo. Paradossalmente la golbalizzazione economica, con gli effetti spesso disastrosi che si trascina dietro, comporta un crisi di identità più forte. In fondo trenta anni fa incontravi i modelli cui rapportarti tutti i giorni sotto casa e, in qualche modo, imparavi a farci i conti poco per volta.

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  4. Considera l'omologazione dal lato del maschio. L'idea femminile che l'uomo sia attratto solo dalle top model non corrisponde affatto a realtà; può accadere che certi modelli estetici vengano fortemente penalizzati nella rappresentazione sociale della bellezza quando effettivamente non sono affatto penalizzati nell'immaginario maschile. Io stesso, quando descrivo il corpo femminile che io immagino come ideale sento dire ai miei amici "Ma che schifo!"
    Questo implica due gradi diversi di sofferenza: da parte mia perché il tipo femminile che mi piace cerca di non assomigliare a se stessa; da parte del tipo femminile che ha una rappresentazione falsata del grado di gradevolezza del suo corpo.
    Senza andare a cercare casi personali, si pensi al fenomeno delle BBW ( http://it.wikipedia.org/wiki/Big_Beautiful_Woman ) completamente ignorate dai media esistono come fenomeno partito dal basso: eppure sono un modello di bellezza. Si fa tanta ipocrisia sui diversamente abili, vogliamo cominciare a parlare anche dei diversamente belli?

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  5. @leonem "Io stesso, quando descrivo il corpo femminile che io immagino come ideale sento dire ai miei amici "Ma che schifo!" non è un controsenso?
    io stessa amo ciò che è diverso e non sempre corrisponde alla bellezza classica e non sempre gli uomini che mi hanno attratta si somigliavano, però (non ricordo chi lo ha scritto in questi giorni) persino la mente più eccelsa vien fregata dalla tv e daglie e daglie e ti convincono che devi essere così per esser bella, che devi aver quello per esser felice

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  6. Non sono sicuro di aver colto il controsenso ma forse mi sono spiegato male.
    Il concetto è che anche io ho ovviamente degli ideali estetici, come credo più o meno tutti. Ideali che non mi impediscono di apprezzare corpi anche diversi dagli ideali estetici che proclamo... li proclamo, ovviamente non per accusare o disprezzare, semmai per iconoclastia di un senso comune del "bello" nel quale non mi riconosco, e per una sorta di tacito patto con me stesso in merito alla possibilità di esprimere i miei gusti. Le donne che ho amato non sono mai state simili al tipo estetico che professavo di preferire; ovviamente nel trasporto c'é un qualcosa che dall'elemento estetico è favorito ma non vi si esuarisce (sperabilmente).

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  7. Il controsenso era che alla fine solo a te piacciono le donne diverse dall'immaginario collettivo imposto. Quando scrivi: "L'idea femminile che l'uomo sia attratto solo dalle top model non corrisponde affatto a realtà." Non corrisponde a quel che pensi tu. Io credo, ragionevolmente o razionalmente, che sia come dici tu. Perchè non si spiegano tutte queste coppie non stereotipate. E per mia esperienza so che è come dici tu. Ognuno il suo. Ma è pur sempre vero che noi donne, più di voi, ci vergogniamo in spiaggia ecc ecc.
    A parte l'uso improprio del "corpo delle donne", come il documentario spiega bene, noi ci siamo evoluto. Abbiamo ottenuto anima e diritto al voto, ma chissà come mai abbiamo canoni altissimi. Non basta essere donne di successo, magari mamme e spose, ma pure dobbiamo essere bellissime come le top model che io stessa ritocco.

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  8. Per molti versi è verissimo quello che dici. Anche io ho potuto constatare quanto, alla resa dei conti, l'apparire prevarica spesso.. troppo spesso l'essere. Quanto all'essere parte di qualcosa, l'ho vissuto sulla mia pelle, quando mi sono separata. Non ero abituata ad essere IO, sono passata, senza interruzione dall'essere la figlia di... all'essere la moglie di... e poi la madre di... Ci ho messo un po' di tempo e mi sono sentita "smarrita" Ma ora non potrei più rinunciare ad essere solo e semplicemente IO e come tale essere riconosciuta.
    Ossidiana

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  9. Ho visto il documentario e non mi è piaciuto il taglio (si ostina a trattare il problema come un problema femminile, mentre è un problema sociale), ma il problema è comunque reale e ben documentato.
    Ti dico come la vedo, senza alcuna pretesa di verità, in base a ciò che ho colto in giro: c'é un elemento biologico della femminilità che è la competizione con le altre donne, questo credo sia innegabile. Tutti i dati biologici dimostrano che maschio e femmina si scelgonoa vicenda ma nella "scelta" la parte del leone la fa l'uomo. Dunque per avere "successo riproduttivo" la donna deve primeggiare sulle rivali, molto più di quanto lo debba l'uomo, a livello estetico.
    Questo non ha rilevanza culturale oggi, ma ha chiaramente creato una predisposizione femminile alla competizione estetica, più marcata di quanto abbia fatto nell'uomo.
    Fino al secolo scorso tuttavia la cosa è rimasta sotto controllo a causa delle difficoltà femminili ad avere accesso in massa al mercato. Ovviamente quando questo è successo, all'enorme pressione sessuale si è aggiunta una pressione economica: il mercato ha interesse ad avere donne infelici del loro aspetto perché consumano di più (hai notato che le donne che fanno interventi al seno per aumentalo o ridurlo raramente si rivolgono a degli ortopedici?). A questo si è unito il diffondersi della cultura di massa che non dico che abbia proposto modelli sbagliati (semplificazione, a mio avviso, del problema) ma ha fatto slittare a mio parere la percezione del "normale".
    E' un po' come Silvio alla 12esima legge ad personam... c'é chi dice "eh, vabbé, una più una meno..."
    Personalmente credo di aver visto in vita mia molti più sederi senza cellulite di quanti ne abbia visti con la cellulite, il che la dice lunga su quanto la realtà che entra forzatamente in casa muti la percezione del reale. Come è successo a me succede anche alle donne, che spesso sono ancora più attente degli uomini a certe cose.
    Come nota finale, un elemento non pertinente: ho letto (posso ricercare la fonte se ci sono dubbi) che tra i professori universitari e liceali i divorzi sono percentualmente più alti che nel resto della popolazione; il motivo è semplice, le mogli non reggono il confronto continuo. Questo ormai succede su scala nazionale da un cinquantennio.
    Torniamo a pillola blu e pillola rossa?

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  10. La questione è sociale ma è prettamente femminile. La domanda è: perchè ci facciamo trattare così? Ed è a questa domanda che bisognerebbe rispondere. Quando fare la modella è più prestigioso di fare la ricercatrice?

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  11. Competizione sessuale: in tutti gli ambiti in cuie merge quelle/i che non stanno al gioco sperimentano un enrome svantaggio e una grossa pressione.
    Ogni scatto in avanti del "gruppo leader" obbliga tutti quelli che seguono ad un nuovo paradigma, che obbliga il gruppo leader ad andare ancora avanti per mantenere la leadershhip eccetera...
    Fare la modella è più prestigioso di fare la ricercatrice perché la modella vince nel match della competizione sessuale. E' una cosa che notano sia gli uomini (come giudici della competizione) che le donne (come concorrenti).
    A mio parere è tutto molto triste ma anche molto naturale (un po' come alcuni dei miei amici maschi che, nonostante siano tra le persone migliori che conosco, non si trovano uno straccio di ragazza che li fila - dato che nella scelta del partner recano evidentemente disvalori, dal punto di vista femminile).
    Quello che può essere fatto non è allentare la pressione bioplogica, che resta comunque: ma allentare semmai la pressione sociale.

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  12. E' un'analisi dettagliata della realtà di pubblicità e pressioni sociali. Ma allora siamo davvero un popolo bue, esiste una collettività menomata dal punto di vista critico e intellittivo. La domanda si ripete come quella del documentario, perchè glielo lasciamo fare? e per quanto tu puoi elencarmi tutti gli elementi sociali, filosofici, antropologici la domanda rimane. Dovevamo essere quelli illuminati ed invece siamo il popolo più bue del mondo, la nostra generazione + la vostra + quella a venire. Stiamo scavando invece dei sollevarci

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